È evidente che le situazioni sopra descritte sono conosciute solo dai genitori, i quali hanno l’intera responsabilità di non inviare i loro figli/e all’attività ove queste situazioni si verifichino (e di avvisare il Servizio di Sanità e Igiene Pubblica, anche al fine di tracciare l’esistenza di contatti stretti).
Il dovere di autocertificazione è quindi previsto per maggiormente responsabilizzare i genitori, nell’interesse generale al contenimento della pandemia. Contemporaneamente, consente al Gruppo di dimostrare di aver svolto, insieme alle altre misure di contenimento (mascherina, distanziamento, misurazione temperatura, tracciamento, ecc.), anche questa ulteriore verifica sulle condizioni di chi accede all’attività.
Le Linee Guida, scritte con principale riferimento ai “Centri estivi” (settimanali o bisettimanali o mensili), prescrivono che i genitori consegnino l’autocertificazione solo in “prima accoglienza”, e cioè “il primo giorno di inizio delle attività”. Non è prevista invece l’autocertificazione per l’accoglienza “giornaliera successiva al primo ingresso”, tuttavia è precisato che “nel caso una persona non partecipi alle attività per più di 3 giorni, è opportuno rieseguire il protocollo di prima accoglienza”.
Come applicare l’autocertificazione alle attività scout? Con quale frequenza richiederla ai genitori? Ci sono soluzioni alternative?
In alternativa, potrebbe essere consentito ai genitori di non consegnare l’autocertificazione ove, rispetto alla precedente autocertificazione, nulla sia cambiato rispetto a quella precedente, e cioè il figlio:
In tal caso è necessario che l’assenza di variazioni sia comunque comunicata dal genitore via mail il giorno prima dell’attività.
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